Il centro di Massa Marittima è situato su una delle propaggini meridionali delle Colline Metallifere, che costituiscono il principale e più esteso sistema della pianura e marino dell’Antiappennino toscano.
Vi è uno splendido centro storico con tantissime architetture e luoghi d’arte da visitare tra cui:
Cattedrale di San Cerbone, risalente alla metà del XII secolo, è il principale edificio religioso delle Colline Metallifere. Rappresenta uno dei più importanti monumenti di architettura romanica della Maremma e della Toscana. All’interno, tra le numerose opere, molte delle quali oggi ospitate presso il Museo di arte sacra di Massa Marittima, si segnalano una fonte battesimale di Giroldo da Como del XV secolo e una Madonna con Bambino di Duccio di Buoninsegna.
Chiesa e convento di San Pietro all’Orto, edificio risalente al 1197, tra le più antiche chiese di Massa Marittima, nella prima metà del XIII secolo viene utilizzata come cattedrale. Nel 1273 passa all’ordine degli Agostiniani che vi realizzarono il convento. Nel 1312, in seguito all’edificazione dell’adiacente chiesa di Sant’Agostino, diviene oratorio e in seguito fu inglobata dal convento. Nell’Ottocento passò di proprietà al comune e venne adibita a scuola. Oggi la chiesa ospita la sede del Terziere di Città Nuova e il museo degli organi Santa Cecilia, mentre nel convento è stato allestito il museo di arte sacra con il centro espositivo di arte contemporanea Angiolino Martini. La parrocchia di San Pietro all’Orto conta circa 3620 abitanti.
Palazzo Comunale, imponente struttura in travertino che troneggia sulla piazza Garibaldi, è composto dall’unione di due case torri costruite in epoche diverse: la Torre del Bargello, su vicolo Massaini, che risale al XIII secolo, la seconda è del 1334 e originariamente era più bassa di come la vediamo oggi. Il corpo centrale che unisce le due torri è del secolo XIV, in stile gotico. All’interno è situata la cappella dei Priori, risalente al 1525 e affrescata da Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, con storie prese dalla Genesi. La facciata è composta da tre serie di bifore e al centro troneggia lo stemma mediceo, posto nel 1563.
Palazzo dell’Abbondanza, antichi magazzini e granai a tre archi a sesto acuto la cui costruzione iniziò nel 1265 con le fonti pubbliche, dette infatti Fonti dell’Abbondanza. I magazzini rimasero in uso fino al 1778 e successivamente la struttura fu adibita a teatro: il Teatro, e poi anche Cinema, Goldoni. Nel 2001 fu indetto un concorso nazionale per trasformare il palazzo in sala congressi, vinto dal gruppo di architetti CMT, che tra il 2005 e il 2007 restaurarono l’edificio realizzando un’opera di architettura contemporanea integrata al tessuto medievale. Nel 1999 è stato portato alla luce un affresco nella parete interna delle fonti, l’albero della fecondità, che rappresenta un albero dalle cui fronde cadono frutti a forma fallica raccolti da vivaci donne che se ne contendono il possesso.
Area archeologica del lago dell’Accesa: presso il lago, sono stati rinvenuti a partire dal 1980 i resti di un insediamento etrusco suddiviso in cinque quartieri, ognuno di essi costituito da un’area abitativa e da una necropoli. Nel giugno 2001 è stato istituito il Parco archeologico del Lago dell’Accesa.
Museo di arte sacra di Massa Marittima è la principale pinacoteca di Massa Marittima (GR) ed è ospitata nel complesso museale di San Pietro all’Orto, congiuntamente al Centro espositivo di arte contemporanea Angiolino Martini.
Vi è esposta una vasta raccolta di opere del periodo storico-artistico dal ‘300 al’400. L’opera principale del museo è La Maestà di Ambrogio Lorenzetti.
Le opere esposte all’interno provengono principalmente dalla cattedrale di San Cerbone e da altre chiese di Massa Marittima, grazie ad una convenzione tra il Comune, la Soprintendenza per i beni artistici e storici di Grosseto e Siena e la diocesi di Massa Marittima-Piombino.
Museo archeologico Giovannangelo Camporeale, nasce nel 1867, ma è ospitato dal Palazzo del Podestà solo dal 1978. La struttura è dedicata all’archeologia preistorica del territorio massetano, dall’età preistorica fino ad arrivare al VII-VI secolo a.C con i reperti etruschi ritrovati grazie agli scavi degli anni novanta.
Museo della Miniera è articolato in tre gallerie disposte su un unico livello per un totale di circa settecento metri. La prima galleria illustra il processo di abbattimento del minerale; la seconda i vari sistemi di armatura posti a sorreggere le volte (armatura in legno – castagno o acacia – oppure armatura metallica, la chiodatura degli anni settanta o quella a tutto tondo per terreni friabili come l’argilla, alternando i mattoni al legno, e infine l’armatura di cemento più resistente all’acqua e quella a castello, la più sicura di tutte); la terza ripropone alcune stanze caratteristiche della vita quotidiana in miniera (la mensa e l’officina) ed un’esposizione di minerali (galena, calcopirite, pirite, limonite, magnetite e gesso).
L’antico Frantoio del periodo sette-ottocentesco fornisce una valida testimonianza storica di una civiltà contadina oggi non più esistente, permettendo al visitatore una reale ricostruzione visiva di un ambiente tipo della vita quotidiana nella città maremmana. Il fattore che rende il frantoio così interessante è la completezza dell’intero apparato, esempio rilevante della lavorazione delle olive sia ad energia animale che umana.
Rimangono perfettamente conservati la grande ruota dentata a pioli, il cui prototipo fu disegnato per la prima volta da Leonardo da Vinci, collegata alla macina di granito attraverso una leva alla quale era aggiogato il mulo e lo strettoio, pressa in legno di quercia manovrata manualmente che serviva a schiacciare la pasta di olive prodotta dalla macina. Rimangono anche oggetti utili allo svolgimento del lavoro, come le bruscole, borse circolari di paglia intrecciata dove veniva riposta la pasta di olive durante la pressa, i misurini per la vendita dell’olio al dettaglio e lo strumento per tostare l’orzo. All’ingresso del frantoio si possono vedere le apparecchiature per lo spaccio dell’olio vergine d’oliva, l’olio di sansa e la fondata, che veniva utilizzata per le lampade ad olio. Il fondo della sala era invece adibita a stalla per il mulo.