Colline dell’Albegna e del Fiora

Colline dell’Albegna e del Fiora

Le Colline dell’Albegna e del Fiora occupano la parte centro-meridionale della provincia di Grosseto, a cavallo tra i due omonimi corsi d’acqua, e si estendono nei territori comunali di Magliano in Toscana, Scansano, Roccalbegna, Semproniano, Manciano e Capalbio. L’area include anche le zone collinari a nord dell’Albegna che rientrano nel proprio spartiacque.

Territorio
L’area geografica è chiusa a nord dal cono vulcanico del Monte Amiata, a est si inoltra al di là del fiume Fiora nell’Area del Tufo (dove interessa i comuni di Pitigliano e Sorano) che ne costituisce l’appendice orientale, a sud è delimitata dal confine con la regione Lazio, a sud-ovest digrada dolcemente verso la Maremma grossetana, mentre a nord-ovest risulta in continuità con le propaggini collinari sud-orientali della Valle dell’Ombrone.

Tra le dolci colline, si aprono alcune vallate lungo i corsi d’acqua a regime torrentizio che confluiscono verso i due fiumi principali della zona, l‘Albegna e il Fiora.

Il paesaggio è caratterizzato da castagneti che ricoprono le vette più alte delle colline nell’area tra Roccalbegna e Semproniano, dove raggiungono i 769 metri s.l.m. sul Monte Faete, mentre alle quote più basse si trovano boschi di macchia mediterranea e sugherete; la vegetazione fluviale è presente lungo i corsi d’acqua.

Ai piedi del borgo medievale di Saturnia, si trovano le rinomate sorgenti termali sulfuree, con stabilimenti sia liberi che attrezzati. (scopri di più sulle Terme di Saturnia).

A Saturnia vi è anche il Museo archeologico, ospitato in un’unica sala al secondo piano della scuola elementare di Saturnia, in via Italia. I pezzi principali provengono dalla collezione di Gaspero Ciacci, che tra la fine del XIX e gli anni trenta del XX secolo raccolse una grande quantità di reperti antichi, frutto degli scavi. Nel 1932 si aggiunsero anche alcune terrecotte dalla località di Poggio Sugherello, mentre altri reperti via via furono donati al Ciacci da parte di contadini e piccoli proprietari terrieri di queste zone, come alcuni reperti preistorici di Botro del Pelagone.

Tra gli oggetti esposti spiccano tre piccole brocche a forma di anatra. Non mancano tuttavia corredi per banchetti, lucerne, gioielli, vasellami, ciotole, un curioso amuleto fallico ed un interessante cratere con quattro manici (575-550 a.C.) su cui sono scolpiti piccoli volti in bassorilievo.