Magliano in Toscana

Magliano in Toscana

Il territorio comunale, ricco di numerosi insediamenti di epoca etrusca, comprende le caratteristiche località di Pereta e Montiano, di origini medievali. Il centro storico è circondato da una cinta muraria edificata tra il tardo Medioevo e il Rinascimento.

Esso si estende su una superficie totale appena superiore ai 250 km², che interessa la parte centrale della Maremma grossetana e l’area nord-occidentale delle colline dell’Albegna e del Fiora. Confina a nord-ovest con il comune di Grosseto, a nord-est con il comune di Scansano, a sud-est con il comune di Manciano, a sud con il comune di Orbetello, mentre a ovest è bagnato per un breve tratto dal Mar Tirreno nella parte centrale del litorale dei Monti dell’Uccellina che include anche Cala di Forno.

Morfologicamente, il territorio comunale presenta un breve tratto costiero prevalentemente alto e roccioso, fatta eccezione per la sabbiosa Cala di Forno, presso il quale si elevano alcuni modesti promontori che costituiscono una limitata area collinare sublitoranea. L’entroterra è costituito da un tratto pianeggiante della Maremma, chiuso a ovest dai Monti dell’Uccellina e a est dalle prime propaggini delle colline dell’Albegna e del Fiora. La parte più interna del territorio comunale alterna modesti rilievi collinari, che difficilmente superano i 300-350 metri s.l.m., e alcune valli che si insinuano tra le colline seguendo il corso di torrenti tributari di destra dell’Albegna.

Magliano conserva intatte le mura di cinta medievali: esse sono formate da cortine murarie in pietra, a tratti decorate da archetti ciechi e merlature, intervallate da 9 torri e munite di 3 porte di accesso. Nel loro insieme, la cinta muraria si presenta intatta, con i caratteristici elementi stilistici rinascimentali ben evidenti.

Nel tratto sud-orientale, si sono ben conservati i resti medievali della primitiva struttura difensiva, ben integrati nella restante cerchia di epoca successiva. In particolare, risalgono al Trecento la Porta di San Giovanni, che si presenta ad arco tondo in blocchi di travertino, e l’attigua Torre di San Giovanni, a base quadrata, situata poco a destra della porta: la lapide indica il 1323 come anno di costruzione.

Delle altre 8 torri lungo le mura, ce ne sono altre due a base quadrata, di chiare origini medievali, e sei a base semicircolari che si affacciano lungo il tratto occidentale: queste ultime furono realizzate in epoca rinascimentale.

Le altre due porte di accesso sono la Porta di San Martino, di origini medievali, che si apre sul lato settentrionale nei pressi dell’omonima pieve con merlatura ed elementi stilistici di epoca aldobrandesca, e la Porta Nuova, di epoca Quattrocentesca, fatta realizzare dai Senesi lungo il tratto sud-occidentale delle mura con caditoie e merlature sommitali.

Lungo il tratto della Porta Nuova vi è un camminamento di ronda.

•Mura di Montiano, eretta anch’esse in epoca medievale, racchiudono interamente il borgo di Montiano, seppur in vari tratti incorporate alle pareti esterne di altri edifici. L’accesso al centro avviene attraverso una porta che si apre a sud.
•Mura di Pereta, sistema difensivo del borgo di Pereta costruito in più fasi durante il Medioevo, con una cinta muraria interna più antica rispetto a quella esterna, ove si apre a sud la porta di Pereta.

Luoghi d’Interesse

Monastero di San Bruzio, è un monastero in rovina nella campagna a sud-est di Magliano in Toscana.
I resti della costruzione, iniziata verso il 1000 dai benedettini e terminata verso la fine del XII secolo, consistono nell’abside, nelle pareti orientali del transetto e negli archi che sostengono la cupola con i pennacchi da cui si sviluppava la calotta ottagonale e si imposta ancora la base del tiburio. I capitelli dei semipilastri, decorati con fogliami e teste antropomorfe, sono stati avvicinati a quelli di San Rabano nella comune derivazione di modelli d’Oltralpe. L’abside ha una decorazione ad archetti pensili divisi per coppie da esili semicolonne. La cortina muraria esterna è in grossi conci di travertino squadrati.

•Palazzo di Checco il Bello, è uno storico palazzo situato nel centro storico. Costruito nei primi anni del XIV secolo, l’edificio fu l’antica residenza della famiglia Monaldeschi di Orvieto e vi soggiornarono anche i conti Aldobrandeschi. Nei primi anni del Novecento poi, vi visse un tal Francesco Salvi, soprannominato Checco il Bello, sia per le sue doti estetiche e per la fama di Casanova, da cui il nome con il quale l’edificio oggi è noto. Oggi il palazzo è adibito a edificio residenziale.

Esso si erge sulla strada principale del vecchio borgo, corso Garibaldi, non lontano dalla piazza su cui si trova la chiesa di San Giovanni Battista. L’edificio fu costruito con pietra locale secondo gli schemi dell’architettura gotica senese del XIV secolo. Sono presenti bifore, oggi murate per una migliore razionalizzazione degli spazi interni, e cornici in travertino chiaro locale. Sulla facciata si può vedere lo stemma della casata dei Monaldeschi.

Chiesa di San Giovanni Battista è di origine romanica ma di aspetto composito per le successive trasformazioni.
Le finestre nel fianco sinistro sono gotiche, la facciata, di sobria eleganza, rinascimentale (1471). Notevole anche la parte absidale, accompagnata sulla destra da un campanile cuspidato.

L’interno è a una navata, con soffitto sostenuto da tre archi a pieno centro, l’arco trionfale poggia su due colonne romaniche con capitelli decorati. Alle pareti, affreschi votivi del XV e XVI secolo di scuola senese. Nell’abside, tabernacolo a muro dell’inizio del XIII secolo con, nell’architrave, il maglio (stemma della Comunità) e l’iscrizione in lettere gotiche dell’artefice (M. Nicholaus). A sinistra, raffinato fonte battesimale in travertino a sei formelle, datato 1493.

Il palazzo del Podestà, o palazzo dei Priori, è un edificio storico costruito nel 1425, per volontà del capitano del popolo Pietro Salimbeni Benassai, che lo utilizzò come residenza. L’edificio fu inoltre residenza dei priori per il periodo della loro carica. Le ristrutturazioni che ha subito nel corso dei secoli hanno modificato parte del suo aspetto originario.

L’edificio si presenta in stile tardogotico, tipico degli schemi dell’architettura senese del Quattrocento. Sulla facciata del palazzo sono ancora oggi riconoscibili gli stemmi dei principali cittadini illustri di Magliano, come quello di Salimbeni Benassai stesso, quello della famiglia Piccolomini e quello della famiglia Bandinelli.

•La pieve di San Martino è un edificio sacro. Nella facciata si apre il portale romanico, preceduto da una gradinata e incorniciato da rilievi scolpiti con creature mostruose e un guerriero con un drago; in alto una bifora probabilmente appartenente alla costruzione originaria. Il lato destro presenta un portale laterale delimitato da due semicolonne e intorno formelle scolpite con motivi vegetali e geometrici.

L’interno è decorato nel lato sinistro e nel presbiterio da affreschi dei secoli XV e XVI, molto frammentari. Nell’edificio, dopo il distacco dal campanile conseguente al bombardamento del 1944, è stata collocata la campana che reca la data 1625 e lo stemma civico di Magliano.

•Olivo della Strega, è una pianta monumentale in un uliveto adiacente alla chiesa romanica della SS. Annunziata. L’albero è considerato uno dei più vecchi d’Italia, forse d’Europa, dato che la sua età viene stimata intorno ai 3000-3500 anni, infatti adottando il metodo del carbonio attivo, gli esperti hanno assegnato alla pianta il primato di longevità per la Toscana.  La pianta è composta da due individui, uno, il vecchio albero, con età intorno ai 3000-3500 anni, databile quindi intorno al 1000 a.C., ormai morto, che ha formato la gigantesca e particolare base su cui è nato il nuovo pollone, diventato albero, che sembra avere almeno due secoli di vita e che, comunque, è il prolungamento dell’antico albero. Del vecchio olivo non rimane che un tronco rugoso e contorto, ma ancora vegeto con un pollone in frutto. La pianta è ormai un monumento ed è stata fatta una recinzione che ne garantisce una certa protezione per evitare che le persone, eventuali collezionisti di oggetti legati ai luoghi visitati, possano asportare frammenti del tronco o dei rami come ricordo o quantomeno danneggiarla. La magia in Maremma ha radici nelle antichità pagane: streghe, folletti e spiriti maligni, anime incantate a guardia di antichi tesori; anche il Diavolo era una presenza comune e molti affermavano di averlo visto, travestito da gran signore, da somaro, perfino da prete.

Il nome olivo della Strega è dovuto ad alcune figure o raffigurazioni che si potevano intuire più che vedere, particolarmente in certe ore del giorno, come verso il tramonto, quando le ombre cominciano a creare suggestioni, sul tronco o sui rami rugosi, contorti, scolpiti dal vento e dagli agenti atmosferici. Fino agli anni ’40 del 1900 si potevano distinguere in alto, su un ramo centrale, la faccia di un uomo o di una vecchia e sul tronco la figura forse di un grosso gatto in atto di arrampicarsi ed accanto alla testa dello stesso il profilo di una donna con i capelli lunghi. Queste immagini oggi non si vedono più, ma esistono delle foto che le ritraggono e ne confermano la presenza.

Secondo antiche leggende tramandate dalla tradizione orale popolare e non da fonti scritte, intorno all’albero si consumavano riti pagani e, dopo l’invocazione dei sacerdoti, l‘olivo si contorgeva in modo incredibile assumendo forme inquietanti tanto che la cosa era considerata una specie di stregoneria ed anche per questo era chiamato Olivo della Strega.

Si narra che durante il Medioevo le streghe di Maremma si ritrovavano ai piedi del nostro olivo per esaltare il diavolo con i loro sabba, ma la leggenda più diffusa narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’olivo, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Si noti come alla base di una spiegazione che trascende la razionalità sull’aspetto contorto del tronco dell’olivo ci sia sempre un agente esterno o una motivazione che spinga l’albero ad assumere il caratteristico aspetto. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi di fuoco e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte. Altre versioni della storia narrano che l’olivo giungeva a raddoppiare le sue dimensioni.

Si racconta anche che una strega, per proteggere l’olivo, una volta lanciò delle olive, dure come sassi, contro un ragazzo che aveva scagliato una pietra contro un pettirosso nascosto fra i rami della pianta.

Siti archeologici
•Necropoli del Sassone, in prossimità del centro abitato di Magliano in Toscana.Via della Marsiliana
•Necropoli del Cancellone, in località Sant’Andrea, lungo la strada provinciale di S. Andrea
•Necropoli di Santa Maria in Borraccia, in località Santa Maria in Borraccia, lungo la strada vicinale di Colle Lupo.
•Tomba delle Ficaie, lungo la strada provinciale per Sant’Andrea. (ormai praticamente scomparsa)
•Tomba Sant’Andrea, detta anche delle Chimere in località Sant’Andrea. (non visitabile chiusa al pubblico)
Le aree archeologiche etrusche visitabili sono quelle delle necropoli di Santa Maria in Borraccia e del Cancellone. L’insieme delle necropoli etrusche attorno a Magliano in Toscana furono costruite tra il VII e il VI secolo a.C.

Spiagge

•Cala di Forno: la spiaggia si trova nel cuore del Parco naturale della Maremma ed è raggiungibile dopo un paio d’ore di cammino lungo i sentieri; l’ambiente risulta essere incontaminato, con la sabbia dorata fine che assume un colore tendente al bianco sotto il sole potente della primavera e dell’estate maremmana.

Il luogo è raggiungibile solo nel periodo compreso tra l’autunno e la primavera; nei mesi estivi vengono chiusi i sentieri che conducono alla spiaggia. Il motivo che giustifica tale chiusura è essenzialmente legato alla conservazione dell’ambiente: infatti, mentre da un lato si riduce il rischio di incendi durante i più aridi mesi estivi, si evita, dall’altro, che, nel periodo di alta stagione, il turismo di massa possa compromettere l’ecosistema di un’area, protetta appunto, caratterizzata da un elevato valore bio-naturalistico.
Tuttavia, il microclima ottimale può permettere piacevoli soste ed esposizioni al sole anche nel periodo invernale.

Spiaggia di Collelungo

 

Curiosità

Il Disco di Magliano è un manufatto etrusco in piombo di forma tondeggiante del diametro di circa 8 cm, ritrovato nel 1882 e datato V-IV secolo a.C. Si trova oggi conservato nel museo Archeologico di Firenze.
Porta incisa su due lati una scritta in etrusco, spiraleggiante dall’esterno verso il centro, contenente circa 70 parole, e per questo da annoverarsi fra i testi più lunghi in lingua etrusca. L’interpretazione del testo sembra indicare che si tratta di norme per sacrifici da compiersi in offerta alle divinità Tin, Maris, Calu e Canthas in dati tempi e luoghi.

L’oggetto ricorda per la sua forma il più celebre disco di Festo.