Roselle è stata un’antica città di origini etrusche situata a 8 chilometri a nord della città di Grosseto. I resti archeologici si trovano nei pressi della moderna frazione omonima. Nel 2016 l’area archeologica ha fatto registrare 18.716 visitatori.
Storia
Roselle era situata a 10 km da Grosseto, nel punto di passaggio tra la valle dell’Ombrone e la Maremma grossetana, sulla riva dell’antico lago Prile, ed era un’antica lucumonie dell’Etruria centrale, membro della dodecapoli etrusca.
Conserva una sovrapposizione di edifici e mura appartenenti alla fase etrusco-villanoviana, a quelle successive della civiltà etrusca, e poi a quella romana. La scoperta di vasi attici a figure rosse testimonia i contatti commerciali della città con la Grecia e le colonie greche dell’Italia meridionale.
Fondata nel VII secolo a.C., venne citata da Dionigi di Alicarnasso fra le città che portarono aiuto ai Latini nella guerra contro Tarquinio Prisco. Si sviluppò a danno delle lucumonie vicine in particolare Vetulonia.
Nel 294 a.C. fu conquistata dai romani. Divenne prima municipio romano e successivamente, con Augusto, colonia. A quest’epoca risalgono il Foro e la basilica, un sistema di raccoglimento delle acque piovane e un edificio termale. Sono conservate anche tracce di un anfiteatro e di ville.
A partire dal VI secolo decadde come tutta la Maremma, flagellata dalla malaria. La città venne abbandonata fino alla bonifica della zona alla fine del Settecento.
A partire dagli anni cinquanta i resti degli edifici antichi furono riportati alla luce per mezzo di una lunga campagna di scavi portata avanti dalla Soprintendenza archeologica della Toscana.
Cinta muraria
Fu costruita dagli Etruschi tra il VII e il VI secolo a.C., a protezione della città, all’epoca risultava una delle principali dell’Etruria, sia per importanza strategica che per gli scambi commerciali con altre città dell’area.
La parte più antica delle mura si sviluppa tra il lato settentrionale e quello orientale, mentre la parte opposta fu completata per ultima.
Il sentiero dell’area archeologica costeggia le mura.
Descrizione
Le mura di Roselle, definibili “mura ciclopiche” per gli elementi stilistici, si sviluppano articolandosi lungo un perimetro superiore ai tre chilometri.
Nel complesso, la cerchia si presenta quasi del tutto intatta, con altezze medie attorno ai 7 metri, racchiudendo quasi interamente l’area di origine etrusca della città, mentre la parte romana fu costruita prevalentemente all’esterno delle mura perimetrali.
La cortina muraria è costituita da una serie di blocchi poligonali di pietra, che poggiano l’uno sopra l’altro ricordando per certi versi il sistema difensivo della città di Tirinto.
Lungo le mura perimetrali sono visibili i resti di alcune porte di accesso, oltre ad una pregevole postierla di epoca arcaica.
L’anfiteatro
Fu costruito dai Romani durante il I secolo d.C., proprio nel luogo in cui sorge sono stati rinvenuti reperti villanoviani e di epoca etrusca del VII-VI secolo a.C..
Durante il periodo altomedievale, l’arena divenne un recinto fortificato, grazie alle costruzioni realizzate utilizzando materiali di spoglio dagli edifici romani in rovina. In questo fortilizio sarebbe da riconoscersi un castrum tardoantico/altomedievale, creato a difesa dei territori bizantini di contro all’avanzata dei Longobardi.
L’area rimase occupata fino almeno al XVI secolo, così come testimoniano i vari frammenti di maiolica arcaica, ingobbiata e graffita, e ceramica d’uso invetriata e smaltata rinvenuti al suo interno.
Descrizione
La terra tolta per la costruzione dell’arena venne quasi certamente riutilizzata come base per l’erezione degli ordini superiori dei posti.
L’edificio di forma ellittica presenta misure particolarmente ridotte rispetto a quelle di monumenti simili riscontrabili in altre città romane. Gli accessi sono quattro e diversi per tipologia: quelli situati sull’asse maggiore E-O sono scoperti e delimitati da lunghi muri, mentre i restanti due sono fiancheggiati da murature di minore lunghezza e sono coperti da volte a botte. Alcune murature tardoantiche sono state rinvenute in connessione ad una ricca serie di monete e rappresentano le uniche tracce antropiche tra l’età di Caligola e di Diocleziano.
Dalla fine degli anni ottanta, nel sito archeologico della città etrusco-romana di Roselle, l’anfiteatro romano di epoca augustea ospita l’Estate rosellana, manifestazione incentrata su concerti e spettacoli di danza e di prosa di livello nazionale, grazie all’acustica ancora eccellente. Alcuni spettacoli si tengono proprio nell’orario del tramonto, per esaltare maggiormente le rappresentazioni che si svolgono in uno sfondo suggestivo.
Domus dei Mosaici
Le prime tracce della domus risalgono ad età tardo-repubblicana e sono databili dopo le estese distruzioni a cui fu soggetta Roselle nel 90-80 a.C. La planimetria dell’edificio non presenta differenze dalla canonica pianta della casa di tipo italico, caratterizzata dallo schema assiale a croce, quale risulta anche nella stessa Roselle da altri edifici scavati. In età tiberiana la domus è soggetta a restauri ed abbellamenti estetici: fu ampliata e restaurata, oltre che arricchita delle tre statue di Tiberio, Livia e Druso minore. Durante l’età claudia si ha una distruzione parziale, forse dovuta ad un incendio, seguita da un immediato restauro. Sempre alla stessa epoca risale la costruzione del primo impianto termale nella metà meridionale e la casa, con le sue piccole terme annesse, diviene pubblica, data la sproporzione tra gli ambienti destinati ad uso termale e quelli a funzione prettamente residenziale.
In età tardo-adrianea o antonina la struttura è soggetta a pesanti riorganizzazioni con il rialzamento e l’ampliamento del complesso termale e dei suoi annessi: in questa fase si assiste alla posa in opera dei mosaici negli ambienti termali e nel tablinium.
La domus subisce trasformazioni sostanziali tra il IV e il VII secolo, quando, in piena tardoantichità, si ha una bottega che occupa i precedenti ambienti abitativi. L’officina, riferibile ad un fabbro, ha restituito strati ricchi di ceneri di lavorazione, terre ricche di carbone e scorie disposte su quasi tutti i pavimenti, anneriti dagli stadi della lavorazione metallurgica. Inoltre i vari rinvenimenti di bronzo e di oggetti metallici hanno fatto ipotizzare che in questa officina non venissero prodotti oggetti ex novo, ma che fossero nuovamente fusi oggetti antichi, provenienti dalle tombe etrusche della necropoli e da edifici pubblici e privati di età romana. Verso la fine del IV secolo l’officina e ciò che resta della domus sono abbandonate e nel corso del VI secolo si assiste a sepolture di infanti che si impostano al di sopra dei livelli di crollo.
La chiesa di San Silvestro
Originariamente nota come tempietto degli Augustales, l’edificio religioso ha origini altomedievali, essendo storicamente accertata la sua esistenza in un documento datato 765. La chiesa venne costruita nel punto in cui precedentemente sorgeva un luogo di culto pagano risalente al I secolo denominato tempietto dei flamines Augustales, che fu abbandonato tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. Parte dei materiali edilizi dell’antico tempio romano di età imperiale furono riutilizzati per la costruzione del luogo di culto cristiano, che venne intitolato a San Silvestro. Quasi sicuramente, l’edificio religioso era un oratorio secondario, il cui abbandono potrebbe essere precedente a quello della vicina pieve di Santa Maria a Civita.
La chiesa di San Silvestro conserva i suoi resti archeologici in prossimità del lato meridionale del foro rosellano, nei pressi della domus dei mosaici.
Pieve di Santa Maria a Civita
Denominata anche pieve di Santa Maria a Moscona, un edificio religioso, era l’antica basilica paleocristiana di Roselle, risalente al periodo alto-medievale (VIII secolo). In epoca medievale la chiesa fu elevata a pieve autonoma, proseguendo le sue funzioni almeno fino a quasi tutto il Trecento. Il definitivo abbandono dell’antica città etrusco-romana a vantaggio del fiorente capoluogo maremmano mise a dura prova il proseguimento dell’esistenza della pieve, tanto da venire definitivamente abbandonata in epoca tardomedievale.
La pieve di Santa Maria a Civita, che venne costruita utilizzando i materiali di recupero di edifici romani datati I secolo, conserva i suoi resti archeologici poco a est del foro, nel cuore dell’antica città di Roselle. Originariamente si presentava a tre navate seguendo i canoni delle antiche basiliche paleocristiane romane; verso l’anno Mille fu aggiunta una torre campanaria in prossimità della facciata anteriore. Il luogo di culto si presentava riccamente decorato, tanto che alcuni bassorilievi provenienti dalla basilica sono conservati a Grosseto presso il museo archeologico e d’arte della Maremma, mentre altri sono stati traslati e riutilizzati per decorare la pieve di San Martino a Batignano; un ultimo elemento decorativo è stato collocato invece lungo il paramento murario del complesso rurale denominato Il Serpaio.
Terme
Alle pendici della collina Nord è stato rinvenuto un complesso termale di età romana, caratterizzato da murature che in alzato presentano la tecnica dell’opus reticulatum con zoccolo e ammorsature in laterizio, mentre in fondazione si ha l’opus caementicium.
Durante la fase di abbandono e crollo delle terme in età tardoantica è stato rinvenuto un fondo di capanna circolare databile tra il IV secolo e la fine del V secolo. Lo studio inedito di alcuni frammenti ceramici, una scodella e un vaso a listello di ingobbiata di rosso, provenienti dal riempimento di una buca perimetrale sposterebbero la datazione tra la fine del VI e la I metà del VII secolo.
Basilica
Nel corso del primo Alto Medioevo si registra la costruzione di una basilica paleocristiana che si imposta sull’impianto termale ormai in disuso e spoliato. Seppure attenta soprattutto alle strutture romane sulle quali fu fondata la cattedrale, la planimetria della campagna degli anni quaranta riferiva puntualmente anche del colonnato che, ripetendo il presunto peristilio intorno alla piscina dell’impianto termale, scandiva in tre navate la chiesa, e della struttura fondata sulla serie di ambienti di servizio per chiuderne l’abside. II posizionamento delle basi di colonna delle navate non è congetturale, mentre rimane invece ipotetica la presenza di un colonnato anche sul lato breve, indiziato solo da una base di colonna.
Se per l’angolo nord-orientale dell’area absidale la ricerca come fondazione delle superstiti strutture romane sembra costante e coerente, già dal rilievo del 1942 appariva evidente che la parete meridionale dell’abside prescinde dalla struttura romana. L’impianto di un’abside rettangolare, dotata di “sontuosa” pavimentazione in grandi blocchi lapidei, che, come emerge dalla relazione con le basi di colonna ne assicurava la decisa sopraelevazione rispetto alla navata centrale, non è dovuto al condizionamento delle preesistenze monumentali, ma una precisa scelta iconografica. La cattedrale rosellana conserva l’impianto originario fino all’abbandono.
Necropoli
La necropoli che si sviluppa intorno alla chiesa è organizzata per terrazze: le sepolture hanno una distribuzione dettata da distanze costanti e hanno una buona tecnica costruttiva.
Tagliano uno strato databile tramite sigillata africana e da ceramiche a gocciolature o a bande di ingobbio rosso e contengono corredi di VI e metà VII secolo.
Nel corso del VI secolo si ha la costruzione di un edificio, molto probabilmente una sepoltura privilegiata, in una zona a densa sepoltura infantile.
La chiesa subisce restauri e abbellimenti nel corso dell’VIII secolo, così come testimoniano elementi architettonici quali plutei, pilastrini di recinzione e un frammento di ciborio da collegarsi ad interventi da attribuire al magister Iohannes, così come ricorda un’epigrafe dedicatoria ora conservata presso il Podere il Serpaio, nell’entroterra rosellano.
Tra X e XI secolo la chiesa viene dotata di una possente torre, accessibile solo dall’interno della chiesa stessa.
Pieve di Santa Maria (Roselle)
La pieve di Santa Maria a Roselle, denominata anche La Canonica e storicamente nota come Cattedrale di Roselle, si trova sulle pendici collinari di Poggio Mosconcino, su una piccola altura denominata La Canonica: la sua ubicazione era fuori dall’antica città, contrariamente a quello che possa lasciare ipotizzare la sua denominazione.
L’edificio religioso, risalente al periodo medievale, era originariamente la cattedrale di Roselle, fino al definitivo trasferimento della sede vescovile a Grosseto (1138). In seguito, la chiesa divenne la pieve di riferimento per l’area compresa tra l’antica città di Roselle e il Tino di Moscona, insediamento fortificato situato alla sommità dell’omonimo poggio. L’esistenza del luogo di culto era già accertata in documenti risalenti agli inizi del XII secolo, non potendo essere esclusa un’origine antecedente probabilmente altomedievale. In seguito, il luogo di culto seguì un destino simile a quello della pieve di Santa Maria a Civita. Il definitivo abbandono di Roselle ebbe ripercussioni anche sui vicini insediamenti, comportando anche un inesorabile declino per questo edificio religioso, il cui definitivo abbandono è databile tra il tardo Medioevo e il primo periodo rinascimentale: in epoca tardocinquecentesca la chiesa risultava già in rovina.
La pieve di Santa Maria a Roselle conserva i suoi resti archeologici con strutture murarie in conci di malta, in un’area in cui sono state scoperte varie tombe etrusco-romane. Dall’analisi dei suoi resti è possibile stabilire le notevoli dimensioni dell’edificio religioso.